Intervista a Gianluca Gotto, scrittore e blogger torinese
Probabilmente nessuno di noi sa di preciso "Quando inizia la felicità", titolo dell'ultimo libro dello scrittore Gianluca Gotto, ma tutti cerchiamo sempre e ovunque una ragione per essere felici.
Torinese classe 1990, Gotto ha scoperto che viaggiare è una risposta silenziosa, una di quelle risposte assolute, universali, eterne, che ti fanno dimenticare le domande che ti poni.
A vent’anni si trasferisce prima in Australia e poi in Canada. Oggi è uno scrittore appassionato di Oriente, scrive articoli e libri mentre viaggia per il mondo, specialmente in Asia. Sul suo account Instagram e sul suo blog
“Mangia Vivi Viaggia” condivide insegnamenti zen ed esperienze di vita.
Nel 2018 ha raccontato la sua storia nel libro Le coordinate della felicità, a cui hanno fatto seguito tanti romanzi bestseller.
Il suo TEDx “Come essere felici ogni singolo giorno” è tra i più visualizzati di sempre in lingua italiana.
Gianluca, il giovane Holden desiderava poter chiamare certi autori al telefono tutte le volte che gli girava. Lei quali autori chiamerebbe?
Tra coloro che potrebbero rispondermi, ovvero quelli in vita, JK Rowling, Sally Rooney e Stephen King. Per quanto riguarda gli altri, sicuramente Raymond Carver, ma anche John Fante e Tiziano Terzani.
Il suo libro preferito.
Non ho un libro preferito, ho libri che considero importanti per la mia evoluzione personale e lo sviluppo della mia consapevolezza. In questo senso, il primo che mi viene in mente è “Uno psicologo nei lager” del dottor Viktor Frankl.
Un pensiero felice.
Domani il sole sorgerà lo stesso.
Tre hashtag che sente suoi.
Non sono esperto di hashtag, è la mia compagna che gestisce i miei account sui social 😊
Le parole alle quali si sente più legato.
Grazie e perché.
Lei afferma che con i suoi libri tenta di avvicinare un po' di più le persone alla serenità. In che modo?
Mostrandogli che la vita non dev’essere per forza una guerra continua, una resistenza e un patimento. Si può vivere in grande armonia con ciò che abbiamo intorno. È una prospettiva “orientale” che ho fatto mia viaggiando e vivendo in Asia.
Come ha trovato la sua serenità? Dove l'ha cercata?
L’ho cercata nel mondo senza trovarla, perché la confondevo con la felicità. Un monaco buddhista prima, e un maestro zen poi, mi hanno mostrato che la via d’uscita dalla sofferenza è dentro.
Quando ha scoperto il suo talento per la scrittura e come ha cominciato a esercitarlo?
Ho sempre avuto una grande passione per le storie, le ho inseguite per tutta la vita. Le cercavo dietro alle persone, ai luoghi e agli eventi. Ho iniziato leggendole, poi, nell’adolescenza, ho preso a scriverle, inventandole. Era un semplice passatempo che mi dava gioia e soddisfazione. A ventisei anni ho cominciato a raccontarle sul mio blog. Storie di vita, di viaggio e di grandi cambiamenti. Poi ho raccontato la mia, di storia, nel mio primo libro. E oggi continuo a farlo.
Quali sono stati i libri che ha amato di più da bambino? Quelli che l'hanno ispirato e hanno contribuito alla sua formazione?
Non ho ricordo di letture particolarmente segnanti per me nell’infanzia. La mia fiamma interiore per i libri ha iniziato a divampare nell’adolescenza. Cito i primi che mi vengono in mente: tutta la saga di Harry Potter; “I Pilastri della Terra” di Ken Follet; “Siddharta” di Herman Hesse; “Misery”, “Il Miglio Verde” e “Cuori in Atlantide” di Stephen King.
Quali sono secondo lei le caratteristiche che non possono mancare a una scrittore?
La capacità di accompagnare il lettore in un viaggio, fianco a fianco, invece di immaginarsi su un palco, solo davanti a una platea.
L'ispirazione. Per lei, cos'è?
Prendersi del tempo per non fare niente se non osservare e ascoltare la vita che accade.
I suoi maestri, nella vita e nella professione.
Nella vita ho avuto innumerevoli maestri, quasi tutti inconsapevoli. Se presti attenzione a come si comportano le persone, ciò che dicono e come rispondono alle varie situazioni, puoi facilmente trarre grandi lezioni.
Nella professione non ho avuto maestri veri e propri, dal momento che non ho mai studiato per diventare uno scrittore. Ho avuto dei riferimenti. Uno dei più grandi, per me, è il già citato Stephen King, per quanto riguarda i romanzi.
L'intelligenza artificiale potrà mai in futuro sostituire l'umano-scrittore?
Penso proprio di sì, ma solo per certe tipologie di libro. Immagino che molti scrittori si serviranno dell’intelligenza artificiale per creare le proprie opere letterarie e dopo una prima fase in cui questa attività sarà svolta di nascosto, gradualmente diventerà una realtà accettata come parte dell’evoluzione di questo mestiere.
Grazie.
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