Intervista alla scrittrice Caminito, premio Campiello 2021.
Se è vero che "l'acqua del lago non è mai dolce", come il titolo del romanzo con cui ha vinto il Premio Campiello nel 2021, è altrettanto vero che la dolcezza impressa negli occhi di Giulia Caminito non è l'unica traccia da seguire per scoprirla. Perché lei, romana classe 1988, una laurea in filosofia politica, attraverso una scrittura "nervosa" e "stretta" racconta spesso di rabbia. Il suo sguardo brilla della luce suggestiva di cui solo certe notti sono capaci. E (forse) non è un caso che la sua parola preferita abbia a che fare con la luna.
Questo mese è in libreria con "Amatissime".
Giulia, il giovane Holden desiderava poter chiamare certi autori al telefono tutte le volte che gli girava. Lei quali autori chiamerebbe?
Forse Elsa Morante per sapere la sua opinione sulla letteratura di oggi, sul mondo dell’editoria e chiederle se avrebbe ancora voglia di farsi chiamare “scrittore” invece che“scrittrice”.
Il suo libro preferito.
Ne ho molti. Ne citerò uno a cui tengo particolarmente che è “La discarica” di Paolo Teobaldi.
Un pensiero felice.
Scrivere.
Scelga tre hashtag per raccontare di sé.
La parola alla quale è più legata.
Illune.
L'ispirazione. Per lei, cos'è?
Una raccolta di suggestioni che ti fa sentire la necessità di creare qualcosa.
Quando ha scoperto il suo talento per la scrittura e come ha iniziato a esercitarlo?
Ho iniziato a scrivere nel periodo universitario mentre studiavo filosofia e scrivevo storie di vampiri.
Quali sono stati i libri che ha amato di più da bambina, quelli che hanno contribuito alla sua formazione?
Leggevo cose molto diverse, dai libri della collana 'Le ragazzine' di Mondadori a Sant’Agostino!
Chi sono stati i suoi maestri, nella vita e nella professione.
Sicuramente i miei genitori.
A noi tutti appartengono certi libri, e certi libri soltanto. Che cosa c'è di così autenticamente nostro in quelle pagine?
Le sensazioni che proviamo leggendole, i pensieri che riescono ad agitare,
il ricordo di quella lettura.
In Amatissime, la sua ultima opera già disponibile in libreria, lei intreccia il racconto della sua vita con le storie di cinque straordinarie donne del Novecento italiano, le sue scrittrici preferite. Come è nato in lei questo desiderio letterario?
Il libro è una raccolta di saggi biografici. “Amatissime” fa parte della collana “Mosche d’oro” di Giulio Perrone Editore curata da Nadia Terranova e Viola Lo Moro. Si occupa di raccontare la vita di donne del passato, di qualunque campo, ma con le parole delle scrittrici contemporanee italiane. Ognuna sceglie quella donna che più sente vicina e raccontandola cerca di ripercorrere anche la propria vita. Io non sono riuscita a sceglierne solo una, perché fin da quando ho iniziato a lavorare nell’editoria mi sono interessata della coralità delle nostre scrittrici del Novecento. Ho quindi deciso di scrivere delle cinque più importanti per la mia formazione umana e la mia scrittura. Le racconto in vari momenti della loro vita e cerco un percorso dall’infanzia all’eredità che possa parlare anche di me.
L'intelligenza artificiale avanza provando a occupare sempre più spazio nel mondo del lavoro tradizionalmente usurante, ma ormai anche delle professioni intellettuali. Potrà mai sostituire l'umano- scrittore?
Chi può dirlo.
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