Intervista a Daniela Valente, co-fondatrice e direttrice editoriale.
CoccoleBooks è una casa editrice indipendente specializzata in libri per bambini e ragazzi. Le sue pubblicazioni fanno vivere e rivivere storie attraverso la potenza delle parole, delle immagini e della grafica. A darle vita quasi venti anni fa Ilario Giuliano e Daniela Valente, compagni nella vita, che con coraggio, cuore, sudore e visione ne pongono la "prima pietra" a Belvedere Marittimo, in provincia di Cosenza, in terra calabra. Da allora la loro creatura è cresciuta sana e felice facendo compagnia a tantissimi lettori. A raccontarci di più della vita di CoccoleBooks è proprio Daniela Valente, fondatrice nonché direttrice editoriale.
Daniela, come nasce la volontà di fondare una casa editrice?
Da una scelta di vita: quella di cercare di essere più felice. Nel 2004 io e mio marito, Ilario Giuliano abbiamo scelto di lasciare le nostre rispettive professioni (avvocato io e ispettore assicurativo lui) per fare un vero e proprio salto nel buio, convinti che scegliendo di fare un mestiere legato alle nostre passioni, i libri e le storie per ragazzi, avremmo realizzato il sogno di lavorare e divertirci allo stesso tempo. Sono passati quasi 20 anni e ci siamo riusciti.
Perché avete scelto di chiamarla CoccoleBooks?
Ci siamo chiamati per anni Coccole e Caccole, una scelta giocosa e anche provocatoria che accostava due parole simili nel suono, ma distanti nel significato. Abbiamo sempre pensato ai libri come vere e proprie tenerezze per chi li legge, ma ci divertiva pensare anche alle produzioni spontanee e spesso vietate dei bambini. I piccoli lettori rimangono sempre al centro del nostro progetto, ma abbiamo messo da parte il gioco di parole e nel nome sono rimaste solo le coccole.
Quali sono i libri che amate pubblicare?
Quelli che non si dimenticano del destinatario finale: lettori dai 3 ai 15 anni (il nostro target di riferimento), che raccontano di tutto ma con il giusto tono, citando Gianni Rodari, che riescono ad essere coinvolgenti, ben scritti e illustrati, capaci di emozionare, divertire e far riflettere, come ogni buon libro dovrebbe saper fare. Ci preoccupiamo di offrire una scelta sempre varia e di qualità.
Come scegliete gli autori?
In maggior parte tra professionisti, cioè scrittori e scrittrici che hanno maturato una competenza nella scrittura per ragazzi e che hanno esperienza nel settore. Non rinunciamo anche a fare da talent scout e qualche volta pubblichiamo anche opere prime che riteniamo di particolare valore.
Come è cambiato il mercato dei libri rispetto al passato e voi come vivete questo cambiamento?
Il post Covid ha reso stabile la quota di ordini di libri online, schizzata naturalmente durante la pandemia. Quest’ultima ha funzionato da acceleratore di una evoluzione prevedibile del mercato. Personalmente ritengo che vedere e toccare un libro prima di acquistarlo sia un passaggio imprescindibile, ma capisco che i tempi e la comodità delle spedizioni facciano prediligere questo tipo di acquisti. Come casa editrice siamo, ovviamente, costretti ad adattarci alle regole del mercato e alla richiesta dei consumatori.
Che consiglio dareste a chi sogna di pubblicare un libro?
Leggere, leggere, leggere. Non basta avere una buona idea, bisogna conoscere le case editrici, il mercato editoriale per ragazzi e non dimenticarsi mai dei lettori.
Bookinfluencer. Un bene o un male per l'editoria?
Il proliferare di mamme blogger che si autodefiniscono esperte di letteratura per ragazzi e che promuovono sui social i titoli (spesso copie saggio omaggio) delle case editrici per ragazzi è un fenomeno ormai inarrestabile. Con la stessa facilità si può anche capire chi lo fa con un minimo di competenza e chi si improvvisa sponsor di aziende di tutti i tipi pur di avere campioni omaggio per i propri figli. Selezionando partner seri possono arrivare anche feedback positivi per le case editrici, magari solo in termini di circolazione del marchio, e quindi si tratta di un fenomeno del quale tener conto e non demonizzare a priori.
Cosa pensa delle piattaforme di self publishing?
Non chiamatela editoria! Un discorso è la libertà di esprimere le proprie opinioni in pubblico, altro è farle diventare un libro auto pubblicandole. Proprio in questi giorni si fa un gran parlare della pubblicazione del generale di turno che scrivendo male delle baggianate è primo nella classifica delle vendite. Se ne potrebbe parlare a lungo ad iniziare dalla domanda: Chi sono i suoi lettori? Mi limiterò a sottolineare che per costruire una casa ti rivolgi ad un ingegnere, per una bella torta vai in pasticceria, per pubblicare un libro fai da te forse perché gli editori ti hanno detto di no. E se è anche vero che la storia della letteratura è ricca di capolavori rifiutati, non dimentichiamoci che dietro un editore c’è un’intera filiera di professionisti che seleziona e lavora ad un testo: editor, grafici, illustratori, consulenti editoriali, tipografi, stampatori, per dirne solo alcuni. Se si saltano tutti questi passaggi il risultato non può essere un buon libro, ma solo qualcosa che gli somiglia male.
Come guarda un editore all'Intelligenza Artificiale?
Vista la complessità, l’artigianalità e la creatività di cui è fatto questo mestiere non la prendo in considerazione.
Librerie indipendenti: quanto sono importanti per la vitalità complessiva del mercato editoriale e qual è il vostro rapporto con queste realtà?
Le librerie, sono come le biblioteche, luoghi per l’altrove, paradisi, riserve per l’inverno dello spirito, ma riescono a lavorare bene solo se si aprono al territorio e al quartiere.
Noi siamo promossi da Emme Promozione Junior e distribuiti da Messaggerie libri, che ha una rete molto ampia di librerie sul territorio nazionale. Ci capita anche di avere rapporti diretti e collaborazioni all’interno di progetti specifici. Tutte le volte che sul territorio insiste una libreria indipendente il rispetto della filiera del libro ci obbliga eticamente a tenere conto di questo importante presidio culturale.
Grazie.
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