Intervista all'autrice vicentina specializzata in letteratura per l'infanzia.

Le pagine dei libri sono come navi che attraversano il mare per trasportare sogni. Lo sa bene Cinzia Capitanio, autrice vicentina che scrive sull'onda dell'immaginazione a vele spiegate verso il mondo fantastico dei bambini. "Le mie storie -confida la scrittrice -germogliano dalla rumorosa allegria dei bambini, dalla loro capacità di osservare il mondo con trasparenza, dal loro sguardo curioso, da quella voglia di imparare che, come una fiamma nel focolare, deve essere continuamente alimentata per non spegnersi mai".
Capitanio è nata e vive a Vicenza. È laureata in Scienze dell’Educazione e insegna da molti anni nella scuola primaria. Ha ottenuto numerosi e importanti riconoscimenti: "Una bottiglia nell'oceano" (Edizioni Paoline 2020) ha vinto il Premio Bancarellino; "La rosa della giustizia" lo scorso ottobre ha conquistato il Premio Città di Calimera (Puglia) nell'ambito del Festival dei Piccoli Lettori.
Le sue ultime pubblicazioni sono "Nonni Supereroi" (Gruppo Editoriale Raffaello), Pugni contro sogni (Paoline) e Liberami -Quando la rete diventa una trappola (Coccole books).
Cinzia, il giovane Holden desiderava poter chiamare certi autori al telefono tutte le volte che gli girava. Lei quali autori chiamerebbe?
Bella domanda! Se fosse possibile, mi piacerebbe avere l’opportunità di conversare con i grandi autori di letteratura per ragazzi (viventi e non) che hanno creato nuovi stili e tecniche narrative originali. Uno fra tutti? Roald Dahl.
Quando ha scoperto il suo talento per la scrittura e come ha cominciato a esercitarlo?
La scrittura ha sempre fatto parte di me. Scrivere è uno strumento che utilizzo fin da bambina per riordinare ed esprimere le mie emozioni. Per lungo tempo, però, l’ho considerata una dimensione privata da non condividere. Poi ho cominciato ad avvertire una spinta diversa e mi sono chiesta se sarei stata in grado di scrivere qualcosa che potesse essere letto da altri. All’inizio è stato molto difficile perché, anche quando scrivo un racconto per bambini, gli ingredienti fondamentali della narrazione sono le mie emozioni e il mio modo di leggere la realtà che mi circonda. In questo senso scrivere è un po’ come mettermi a nudo, svelare una parte intima. Più che una professione, la scrittura per me è una vera e propria passione.
Quali sono stati i libri che ha amato di più da ragazza e quali, invece, quelli che ha consigliato di leggere ai suoi studenti?
Leggere mi è sempre piaciuto tantissimo, fin da piccola leggevo di tutto. Tra i libri della mia infanzia ricordo con particolare affetto: “Il giardino segreto” di Frances Hodgson Burnett, “Pattini d’argento” di Mary Mapes Dodge e “Piccole donne” di Louisa May Alcott.
Anche adesso leggo tanto e amo conoscere quello che pubblicano per bambini e ragazzi gli autori contemporanei. Non mi piacciono le liste con i titoli consigliati perché credo che ciascuno debba avere la possibilità di trovare il libro più adatto alla propria maturazione e ai propri interessi. Per questa ragione invito i miei alunni e le mie alunne ad “assaggiare” più libri possibili. Per aiutarli preferisco perciò accompagnarli settimanalmente nella biblioteca scolastica, leggere ad alta voce tante storie e parlare con loro dei libri che leggiamo. In questo modo la lettura diventa possibilità di scambio, apertura a idee diverse dalle proprie, sviluppo di un pensiero critico.
I suoi maestri, nella vita e nella professione.
Credo che i miei maestri di vita siano state tutte le persone importanti che mi hanno aiutata a crescere e quelle che mi accompagnano nel presente: i miei genitori, mio marito, i familiari, i miei figli.
Ci sono stati anche educatori che non dimenticherò mai: per esempio, la mia maestra delle elementari, un’insegnante di filosofia della scuola superiore e almeno due docenti dell’università.
Ho avuto la fortuna di fare un lavoro che amo molto perché insegno da quasi trent’anni
nella scuola primaria. L’esperienza che ho maturato nel tempo mi permette di dire senza alcun dubbio che anche i bambini sono e sono stati maestri di vita. Stare a contatto con loro aiuta a leggere il mondo con uno sguardo diverso, a rimettere tutto in discussione, a definire dei traguardi nella consapevolezza che per raggiungerli sarà necessario cercare continuamente nuove strategie, accettare il cambiamento, mettersi in gioco.
Quali sono le caratteristiche che uno scrittore deve necessariamente possedere?
Credo che uno scrittore debba essere prima di tutto un lettore. Leggere aiuta a sperimentare tecniche narrative diverse, a immergersi in mondi creati da altri per scoprire quali sono le dimensioni che ci appartengono.
Ci vuole poi molta umiltà. È necessario imparare ad accettare le critiche, a non sentirsi “arrivati”, a perseguire sempre il miglioramento.
Un hashtag che le appartiene.
La parola più bella che esiste.
Libertà. Non intesa come fare ciò che si vuole. Per me libertà significa possibilità di esprimere al massimo i propri talenti (indipendentemente da quali essi siano) e di vivere secondo ideali di giustizia e di pace.
Un libro che avrebbe voluto scrivere.
Non mi sono mai detta “questo libro avrei voluto scriverlo io”, ma non per presunzione o falsa modestia. Ritengo che ogni storia rappresenti chi l’ha scritta perciò anche quando leggo qualcosa che mi piace molto non potrei mai pensare o desiderare di averlo scritto. Piuttosto cerco di capire cosa posso imparare dalla lettura di quel libro, che corde emotive è riuscito a far vibrare o perché mi è piaciuto tanto.
Il prossimo libro che scriverà.
Ho concluso da poco un romanzo per bambini, perciò sono nella fase che chiamo: “attesa dell’onda”. Nella scrittura ci sono i momenti in cui l’energia creativa si allontana per preparare l’arrivo di nuove idee che mi trascineranno verso una storia. Al termine di un racconto è molto importante lasciare questo tempo di latenza da ciò che si ha scritto per fare spazio a ciò che arriverà.
In pubblicazione, invece, nel mese di settembre usciranno due libri.
Il primo è un racconto illustrato per primi lettori dal titolo “Nonni supereroi”, edito dalla casa editrice Raffaello. È una storia frizzante che ho scritto per celebrare il ruolo importantissimo dei nonni nella società moderna dove entrambi i genitori lavorano.
Il secondo libro è un romanzo per lettori più grandi. Edito dalla casa editrice Paoline, “Pugni contro sogni” è un romanzo storico ambientato a New York nel 1913. L’ho scritto per rispondere alle richieste dei giovani lettori che, dopo aver letto “Una bottiglia nell’oceano”, mi hanno chiesto di conoscere cosa sarebbe accaduto in seguito ai protagonisti. In origine non era previsto un sequel e questa esperienza di scrittura mi ha permesso di sperimentare una narrazione nata riallacciando i fili della trama di una storia creata in precedenza. Devo dire che mi è piaciuto molto dare continuità ai protagonisti del primo romanzo. È stato come offrire loro la possibilità di vivere ancora in quel mondo immaginato ma estremamente realistico.
Intelligenza artificiale applicata alla scrittura: un pericolo o una opportunità per chi opera in questo settore?
Sono molto combattuta riguardo questo tema. L’intelligenza artificiale ha un potere incredibile anche nell’ambito della creazione di racconti. Basta inserire qualche dato ed è in grado di creare, in pochi secondi, storie che a un autore costerebbero ore di lavoro.
Io però continuo a credere nell’uomo, nella sua creatività, nelle emozioni che prova e che nessuna intelligenza artificiale potrà condividere, nella sua capacità di definire mondi reali e immaginari.
Credo prima di tutto nell’uomo… e spero che sappia utilizzare l’intelligenza artificiale, nel
mondo della scrittura e in tutte le altre dimensioni, in modo saggio facendone uno strumento di miglioramento.
Grazie.
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