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Immagine del redattoreViviana Navarra

Immagina che

Intervista all'illustratrice Sara Not

 



Quando la fantasia schizza su un foglio di carta, si tinge di mille colori e assume forme e sostanza. È questo il momento in cui una storia illustrata diventa "d"autore".

Lo sa bene Sara Not, illustratrice per bambini e ragazzi, che "decanta" le narrazioni esaltandone tutte le sfumature con il suo talento e la sua collaudata tecnica.

 

Nata a Udine, Not ha studiato Arte alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Nel 1995 ha iniziato a lavorare tra Milano e Parigi. Attualmente vive a Trieste e collabora con le più importanti case editrici italiane e straniere nel campo dell’illustrazione per ragazzi e con diversi magazine internazionali.


Sara, il giovane Holden desiderava poter chiamare certi autori al telefono tutte le volte che gli girava. Lei quali autori chiamerebbe?

Michela Murgia perché l’ho ammirata tanto.

Irene Nemirovsky per Suite francese, per il suo coraggio e la sua dignità.

Woody Allen per dirgli grazie dei suoi film.


Il suo libro preferito.

Un libro piccolo piccolo, ma enorme: L’albero di Shel Silverstein

Perché riesce a commuovermi sempre, ad ogni lettura.

 

Il già citato Suite francese, e poi c’è Il mondo di ieri di Zweig.

E ancora mille altri...se me lo chiede domani.

Un pensiero felice.

Nuotare nudi nel mare.


Quando ha scoperto il suo talento per il disegno e come ha cominciato a esercitarlo e a trasformarlo in una professione?

Già da bambina era l’attività che preferivo, mi piaceva stare sul pavimento della mia cameretta e inventarmi delle storie: parlavo, parlavo e disegnavo velocemente a penna i personaggi e le situazioni. Spesso erano storie di ragazze che attraversavano molte difficoltà, dopotutto sono cresciuta con Heidi e Candy Candy.


Disegnare è stata una scelta spontanea anche da grande: dopo il liceo classico ho frequentato un’accademia di belle arti, la Naba, dove ho capito che mi appassionava proprio l’illustrazione.


Dopo una piccola esperienza nel textile design e nelle agenzie pubblicitarie sono passata all’illustrazione di libri per ragazzi grazie a qualche fiera del libro, a qualche incontro fortunato e un bel po’ di cocciutaggine. Oggi spesso gli incontri e le scoperte dei talenti avvengono su Instagram o su altri social, ma parliamo della seconda metà degli anni 90…era un po’ diverso.

 


 A quale progetto professionale è legata in maniera particolare, e perché?

E’ una domanda difficile perché ogni volta è una sfida diversa.


Certamente mi ha dato molta soddisfazione qualche anno fa illustrare dei libri particolari per EL, che proponevano ai ragazzi la poesia italiana o la tragedia greca, le opere di Shakespeare o quelle di Pirandello, spesso riscritte da Daniele Aristarco, un autore che amo molto. Questo mi ha permesso di riprendere in mano argomenti molto amati e di tuffarmi a capofitto nell’interpretazione di personaggi e opere che non sono destinate spesso ai libri per ragazzi.


Un'altra collaborazione ormai di vecchia data è quella con il magazine ELLE: ogni settimana illustro un pezzo di costume, spesso i temi sono leggeri e ironici, a volte sono più profondi e perturbanti, ad ogni modo sempre diversi. Non c’è di che annoiarsi.


Quali sono stati i suoi maestri, nella vita e nella professione?

Da Toulouse Lautrec alla mia amica Desideria Guicciardini, passando per Altan e Scarabottolo…tutto ciò che guardi, ascolti e vivi entra nel tuo segno.

 


Raccontare una storia attraverso le immagini. Come avviene questo processo creativo: da dove si parte e quali sono i suoi "attrezzi  del mestiere"?

Si parte dalla storia, dalla lettura e dalle parole, dalle emozioni che ci procurano. In genere amo far “decantare” i testi che leggo e che poi dovrò illustrare. Così dentro di me si formano idee e immagini e quando poi mi metto al tavolino dalla matita escono schizzi quasi spontaneamente. Penso sempre a chi prenderà in mano il libro, sapere a chi stai parlando è fondamentale, soprattutto se parliamo di libri per ragazzi. Ogni storia è a sé e mi dice come vuole essere illustrata: quindi ogni volta è un po’ un’incognita. Anche l’illustratore più esperto non sa esattamente come verrà il libro che si accinge ad illustrare: è un mestiere che riserva sorprese!

 


Quanto è importante la sintonia tra autore e illustratore?

Non saprei…spesso non conosco personalmente lo scrittore dei testi che illustro, penso agli autori vissuti in altre epoche, per esempio. L’importante è avere sintonia con la storia e sentirla vicina alle proprie corde.


Una qualità che possiedono le illustrazioni e che manca alle parole.

Le illustrazioni parlano tutte le lingue, come la musica.

Ti arrivano dirette, senza filtri, anche se non lo vuoi, senza neanche fare lo sforzo di leggerle.



L'intelligenza artificiale potrà mai sostituire l'umano-illustratore?

Questa è la domanda più difficile…e non so rispondere, direi delle banalità.

Io non la uso, per ora sto a matita, china e Photoshop. Ma il futuro ci rincorre.



Grazie.






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