Schizzi di emozione
- Viviana Navarra
- 28 apr
- Tempo di lettura: 6 min
Intervista alla scrittrice e illustratrice fiorentina Barbara Cantini.

Scrittrice e illustratrice, Barbara Cantini, fiorentina classe 1977, dopo la laurea si è specializzata in cinema d’animazione. Ha lavorato come animatrice cartoon a varie serie tv per la Rai fino al 2011, quando ha vinto il concorso “illustratore dell’anno“. Da allora si è dedicata a tempo pieno al disegno collaborando con editori italiani e stranieri.
Per Mondadori ha pubblicato nel 2017 "Mortina", primo volume di una fortunatissima collana con protagonistauna bambina zombie, ormai diventata iconica.
Un successo editoriale tradotto in 30 lingue e pubblicato in altrettanti paesi del mondo.
Cantini vive nella campagna fiorentina con il marito le due figlie.
Barbara, il giovane Holden di Salinger avrebbe voluto chiamare al telefono i suoi autori preferiti ogni volta che "gli girava". Lei quali autori chiamerebbe?
Se potessi chiamare alcuni degli autori del cuore al telefono proverei un misto di pudore e timore di restare delusa. L’idea che ci si fa di qualcuno incontrando la sua opera può essere molto lontana dalla realtà della persona.
In ogni caso, se avessi l’occasione di fare qualche telefonata con l’Aldilà, chiamerei John
Fante per dirgli quanto mi faccia stare bene la sua scrittura limpida e diretta, che riesce a
toccare in me corde profondissime attraverso la sua narrazione e i rapporti tra i personaggi, senza fronzoli e senza mai scadere nel sentimentalismo.
Mi piacerebbe anche fare due chiacchiere con Jane Austen, per dirle che i suoi sono tra i
libri che più volte ho riletto (e rileggerò!) e Vamba, per le risate che mi ha fatto fare fin da
piccola con il suo Gian Burrasca.
Un pensiero felice.
Domenica mattina. Le mie figlie da piccole che si infilano nel lettone tra me e mio marito, e tutti insieme ci abbandoniamo alla “stupidera” tra grandi risate.
Quando ha scoperto il suo talento per la scrittura e il disegno e come li ha trasformati in una professione?
Direi piuttosto che ho scoperto una passione e che ho cercato di poter lavorare grazie a
questa. Se poi è anche un talento lascio che siano gli altri a dirlo o meno, io mi sento
sempre un po’ in difetto.
La passione per il disegno è stata assai precoce, già all’asilo, quando mi chiedevano cosa
volevo fare da grande, rispondevo “disegnare”. Successivamente, dalle scuole medie in poi, ho incontrato anche il piacere della scrittura e in grandissimo segreto scrivevo talvolta dei racconti.
Ho scelto di seguire studi artistici per perfezionare il disegno e, dopo l’università e qualche parentesi, ho iniziato a lavorare prima come animatrice in uno studio cartoon e poi per conto mio come illustratrice.
Solo tardivamente, dopo i trentacinque anni, ho avuto il coraggio di crederci davvero e di
provare a riunire entrambe le passioni, il disegno e la scrittura, ed è nata Mortina.
Da lì in poi ho finalmente trovato il mio centro, il posto giusto per me.
Mortina, appunto: come nasce un personaggio così iconico?
Mortina non poteva che nascere da un disegno. Questa ragazzina stralunata iniziò a fissarmi dal foglio sul quale l’avevo abbozzata. Al suo schizzo seguì un elenco di nomi che erano giochi di parole e tra tutti decisi che Mortina era quello perfetto. Molti degli altri nomi poi sono diventati quelli dei familiari di Mortina. Per anni è rimasta bloccata in quell’album, finché un giorno non mi sono decisa a mettermi in suo ascolto e a raccontare la sua storia. I suoi maestri, nella vita e nella professione.
Devo molto alla mia famiglia d’origine, che è stata, particolarmente per Mortina, la mia
primaria fonte d’ispirazione con i suoi coloriti ed eterogenei caratteri.
Devo un ringraziamento anche ad alcuni insegnanti incontrati sul mio cammino formativo,
che a vari livelli sono stati importanti, anche nello scuotermi un po’ quando ce n’è stato
bisogno.
Poi ci sono i grandi artisti, illustratori e autori che amo, che con le loro opere sono sempre
fonti inesauribili di insegnamento e di ispirazione.
Nasce prima, dentro di lei, il testo o il disegno?
Solitamente tutto si forma con delle immagini mentali, che vado a mettere a fuoco e a
sviluppare sia attraverso il disegno che la scrittura.
Una volta che mi sono appuntata le prime idee e qualche schizzo, passo alla definizione
della storia scritta, poi faccio un passaggio con la mia editor e se tutto funziona, passo allo storyboard. Queste fasi sono le più emozionanti ma anche le più faticose. Si deve riuscire a ‘domare’ la storia, che a volte sembra scappare di mano e voler andare in altre direzioni, che talvolta possono migliorarla, ma che altre volte non funzionano. Si deve trovare il giusto ritmo, anche nel fondamentale rapporto tra testo e immagine, e saper eliminare quello che non serve.
Passata tutta la parte più impegnativa, si arriva infine alla fase del colore, quella più
rilassante del progetto.
Illustrazioni: quanto conta la tecnica?
La tecnica è sicuramente un valore aggiunto, ma senza sostanza crea solo belle cose
ornamentali da osservare. Chi crea immagini per me deve saper trasmettere emozioni,
raccontare storie, rendere vivi i personaggi e i loro mondi, e saper catturare l’attenzione dei giovani lettori, riuscendo a farli perdere nelle figure.
Personalmente mi rende felice sapere che i bambini amano leggere e rileggere tantissime volte i miei libri, per tornare in quei mondi e per scoprire magari nuovi dettagli delle sotto-storie che prima gli erano sfuggiti.
Quali libri hanno contribuito alla sua formazione?
Ce ne sono tantissimi, sia libri che fumetti. Se vogliamo citarne giusto alcuni, da bambina
penso ai libri di Scarry, che mia mamma mi regalava di tanto in tanto e che leggevamo
insieme la sera, e nei quali amavo tuffarmi tra i brulicanti personaggi indaffarati.
I libri di Beatrix Potter, di Rosemary Wells, le storie di Rodari, i libri classici come il già citato Gian Burrasca, Pippi Calzelunghe, Alice nel paese delle meraviglie, il mago di Oz.
Crescendo, sempre per citarne solo una minima parte, Orgoglio e Pregiudizio, Full of life,
Stand by me e IT, Il paradiso degli orchi, La casa degli spiriti, Harry Potter...
Il prossimo progetto a cui le piacerebbe dare vita.
Ho appena chiuso il mio nuovo libro che uscirà all’inizio di novembre, una storia con
personaggi nuovi, nata da un errore ortografico che mia figlia più piccola ha fatto in seconda elementare.
Ora mi affaccio quindi libera sul mare delle possibilità!
Una nuova Mortina per me è sempre qualcosa di bello da iniziare perché è come tornare a casa dalla mia famiglia immaginaria, quindi penso che mi dedicherò anche a questo.
Poi ho un altro libro che vorrei realizzare, un albo che aspetta da almeno dieci anni nel
cassetto e che avrei voluto poter leggere da piccola.
Alla base di tutto, lo stimolo che mi smuove è sempre quello di fare dei libri che io stessa
amerei (e avrei amato) leggere.
Intelligenza artificiale: un pericolo o un'opportunità per chi opera nel suo settore?
Un tema scottante e controverso. Credo che prima di tutto sia un qualcosa che necessita di essere ben regolamentato a livello internazionale, perché credo che - ahimé! - sia
impossibile opporsi a questa rivoluzione e il rischio è quello di una lotta contro i mulini a
vento. Sicuramente credo che sia saggio comprendere meglio come funziona e non
ignorarla solo per principio.
Trovo mediamente piuttosto terribili e inquietanti i risultati dell’AI nel campo dell’illustrazione, ma vedo comunque un potenziale pericolo in primis per chi crea immagini commerciali e standardizzate. Chi fa qualcosa di autorale e particolare secondo me è (almeno per adesso!) un po’ più al riparo dall’AI.
Nel campo della scrittura può essere forse testata come spunto per qualche snodo o idea in caso di dubbi o blocchi, ma ritengo che non possa sostituirsi all’autore, almeno per quel che mi è capitato di visionare. I testi prodotti dall’AI suonano ‘diversi’ e sempre zeppi di troppe cose, e per la maggioranza sentite e prevedibili.
Nelle traduzioni basiche delle mail, o per certi compiti ripetitivi e noiosi può dare una mano, ma anche in questi settori non prescinde fortunatamente mai, almeno per ora, dal
(ri)controllo umano, che resta unico.
Non ricordo più dove l’ho letto, ma condivido questo concetto: ben venga un’intelligenza
artificiale che mi liberi dai noiosi compiti quotidiani come quello della cura della casa, così che io possa avere più tempo ed energie da dedicare a quello che amo fare. Non vedo invece nessun vantaggio e non mi interessa affatto una tecnologia che si vuole sostituire nelle mie amate attività di scrittura o illustrazione per lasciarmi il tempo di... pulire casa!?
Grazie.
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