Intervista alla scrittrice e illustratrice, celebre per la collana di libri dedicata ai bambini,
Se Tea non ci fosse bisognerebbe inventarla. E a inventarla ci ha pensato Silvia Serreli, autrice e illustratrice fiorentina classe 1974, una laurea in Storia dell'Arte e una significativa esperienza da insegnante di scuola primaria. Da dieci anni i suoi libri
(tradotti in 22 paesi) che hanno per protagonista l'inconfondibile bimba curiosa con le codine ai capelli, aiutano i piccoli ad abitare il mondo con consapevolezza e a scoprirne gli angoli più incerti attraverso semplici domande che risolvono quesiti importanti in maniera delicata, colorata ed esaustiva. Serreli ha pubblicato numerosi volumi con le più importanti case editrici italiane per bambini. Le sue storie in particolare esplorano le emozioni dei più piccini e introducono temi di grande spessore in modo originale e divertente.
Il giovane Holden desiderava poter chiamare certi autori al telefono tutte le volte che gli girava. Lei quali autori chiamerebbe?
Ne chiamerei molti e non tutti per bambini. Per primo però chiamerei Collodi per complimentarmi del suo Pinocchio. Da bambina mi ha incantata e ancora adesso l'atmosfera che regala mi affascina. E poi chiamerei un musicista, Mozart. Lo ringrazierei per averci regalato la sua musica, l'unica che riesce a darmi emozioni tanto potenti.
Un pensiero felice.
La fine seduta stante con uno schiocco di dita, di tutte, ma proprio tutte, le brutture del mondo.
Scelga tre hashtag per raccontare di sé.
Quando ha scoperto il suo talento per la scrittura e come ha iniziato a esercitarlo?
Alle scuole elementari. La maestra Adriana amava i miei temi, si divertiva nel leggerli e ci trovava pochi errori. Mi metteva Brava, Bravissima, Molto bene, pur sapendo, ne sono certa, che io mi inventassi quasi tutto. Uscivo sempre fuori dalla realtà, aggiungevo particolari di fantasia e vicende mai vissute. Una volta in un 'Racconto io', scrissi che durante la notte sentivo il CRICRI della carie che mi bucava i denti.
Come e perché nasce il personaggio di Tea?
Tea è nata per caso. Volevo raccontare la storia di una bugia e del peso che poteva avere il portarsela dentro. Una storia in parte autobiografica: da bambina qualche bugia la raccontavo. Ho scritto il testo e poi mi sono messa a pensare a un personaggio tenero, buffo, molto simile a un bambino vero nelle reazioni, nelle movenze. E tra uno schizzo e l'altro me la sono vista davanti con quel naso a patata e quelle codine nere.
Quali sono stati i libri che ha amato di più da bambina, quelli che hanno contribuito alla sua formazione?
Le avventure di Pinocchio il primo fra tutti. Poi Il giornalino di Giamburrasca, molti racconti e filastrocche di Rodari. Per le illustrazioni, invece, Attilio Cassinelli e Emanuele Luzzati. Ma anche Altan!
I suoi maestri, nella vita e nella professione.
La maestra Adriana delle scuole elementari e il professor Carlo dell'Università di lettere. Con lui mi sono laureata in storia dell'arte moderna ed è stato un percorso lungo e intenso, a tratti difficile perché era una persona molto esigente. Ma anche molto carismatica. Entrambi, pur se conosciuti a grande distanza di tempo l'uno dall'altra, sono stati essenziali per la mia professione e formazione. Nella vita invece mio padre, al quale devo l'ironia che metto nelle mie storie per i piccoli. Era divertente, mi faceva ridere facendo dei versi buffi e dava nomignoli strampalati alle persone.
Lei ha unito il talento della scrittura all'arte del disegno. Ne ha sentito il bisogno professionale per realizzare una maggiore empatia tra contenuto e contenitore?
Il disegno è nato con me. Ho sempre disegnato e provato una grande gioia e
soddisfazione nel farlo. Da bambina, fin da piccolissima, era il mio divertimento
più grande. Quando poi ho imparato a leggere, la lettura è diventata il mio
secondo divertimento e certamente il piacere per lo scrivere è dovuto ai molti libri
che ho macinato.
Dentro di lei nasce prima la parola o il disegno?
Nasce l'idea per una storia. L'idea deve essere quanto più possibile nuova, originale. Se arriva quella, allora butto giù il racconto. Capita però che io abbia un personaggio nel cassetto magari abbozzato così, per caso, che mi piace così tanto da volergli cucire addosso una storia. Dipende quindi. Non c'è uno schema fisso..
Quali sono le caratteristiche che un autore di storie illustrate deve necessariamente avere?
Nel caso di storie per bambini, deve saper catturare la loro attenzione. Col testo, con le immagini, deve avere quel 'qualcosa' che faccia sì che i piccoli lettori vogliano andare fino in fondo al racconto. Mia figlia ha tre anni e non si stanca mai de: I Tre piccoli gufi, A caccia dell'orso, Il piccolo bruco Maisazio. Può essere il tema trattato, il ritmo dato al racconto, le illustrazioni accattivanti... Solo con queste caratteristiche perfettamente miscelate insieme, un libro può diventare intramontabile.
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